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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Unione Sovietica è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 261Analitici , di cui in selezione 11 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Paolo Alatri, La goccia di Sakharov in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: 220 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
LA GOCCIA DI SAKHAROV
Per nove anni, dal 1961 al 1970, ho ricoperto la carica di Segretario Generale dell'Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Unione Sovietica (tra parentesi: nella storia ormai trentacinquennale dell'ItaliauRs s sono stato il Segretario Generale che è rimasto in carica piú a lungo). Ho poi fatto parte per tre anni della Presidenza, quindi sono stato eletto nel Comitato Direttivo. Da esso ho dato le dimissioni il 28 gennaio con questa lettera indirizzata all'attuale Segretario Generale on. Vincenzo Corghi:
Caro Corghi,
le ultime iniziative assunte dalle autorità dell'Unione Sovietica (e non mi riferisco neppure tanto a quelle attinenti alla politica estera, con l'invasione dell'Afghanistan, quanto soprattutto alle misure di repressione interna nei confronti di tanti intellettuali) mi fanno sentire come incompatibile la permanenza in un organismo come l'Associazione ItaliauRs s, che per gli intenti con cui è nata, per lo statuto che la regge e per lo spirito con cui abbiamo sempre cercato di operarvi dovrebbe custodire e sviluppare i buoni rapporti culturali tra i nostri due Paesi. Ma quali rapporti è possibile coltivare in spirito di parità, di sincerità e di lealtà con u[...]

[...]roprio nel campo della cultura e tra gli uomini di cultura, provvedimenti cosí illiberali e repressivi come quelli che sono da ultimo culminati nell'ostracismo e nel confino comminato a uno scienziato e a un intellettuale del valore e del prestigio dell'Accademico Sakharov?
Ti prego pertanto di accogliere — in segno di vibrata protesta — le mie dimissioni da membro del Comitato Direttivo dell'Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Unione Sovietica.
È questa una decisione che prendo dopo matura riflessione e, naturalmente, con senso di pena, tanto piú che per i ben nove anni in cui ho tenuto la carica di Segretario Generale dell'Associazione, negli anni seguenti in cui ho fatto parte della sua Presidenza e poi del suo Comitato Direttivo, mi sono sempre battuto come ho potuto, sia pure con spirito di moderazione, per far trionfare quel rispetto dei valori di libertà che è inseparabile da ogni beninteso rapporto culturale.
Ti prego di dare comunicazione di questa mia lettera ai membri della Presidenza dell'Associazione ItaliauRss, nonch[...]

[...]o. Soltanto che è sempre stato nello spirito dell'Associazione Italiauxss, intesa a promuovere gli scambi e i rapporti culturali, lo sforzo di prescindere dalle congiunture strettamente politiche. Sia nell'arena mondiale, sia nei rapporti bilaterali italosovietici, vi sono state fasi di tensione
e di distensione, momenti di difficoltà e periodi di riavvicinamento. Scopo di un organismo come l'Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Unione Sovietica è sempre stato — come del resto dichiara la sua stessa denominazione — proprio quello di gettare un ponte al di sopra della politica per salvaguardare, promuovere e . sviluppare il dialogo culturale.
Non che, naturalmente, sia mai stato possibile tracciare una netta linea di separazione tra politica e cultura; e le ripercussioni di determinate iniziative o tendenze politiche dell'Unione Sovietica si sono ,fatte sentire negativamente in diversi momenti, e talvolta anche in modo drammatico: basti pensare alla repressione della « primavera di Praga » e all'invasione della Cecoslovacchia. Ma è sempre prevalso lo sforzo di non chiudere i canali della comunicazione culturale.
Certo, se l'assioma da salvaguardare era che i rapporti culturali si svolgessero su un piano di lealtà e di sincerità, anche da questo punto di vista le cose non si sono sempre svolte nel modo migliore, o comunque in modo indolore. Numerosi sono stati gli episodi incresciosi: intellettuali sovietici invitati ai nostri[...]

[...]ni, paragonarmi niente di meno che al Primo Ministro della Gran Bretagna! Ma, a parte ogni scherzo, un paio di osservazioni. Innanzi tutto non credo si possa dire che scopo dell'Associazione ItaliauRss è di « organizzare e sviluppare » (oltre che i rapporti culturali) « i rapporti economici e commerciali con l'URSS ». Ci mancherebbe altro! La denominazione completa e precisa dell'ItaliauRss è: Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Unione Sovietica. Ciò che riguarda i rapporti economici e commerciali tra i due Paesi può anche cadere sotto l'attenzione dell'Associazione ItaliauRss, ma soltanto sotto il profilo culturale: come studio, cioè, delle condizioni nelle quali si verificano e possono svilupparsi i rapporti economici e commerciali, come raccolta di dati statistici e scientifici; ma non oltre. È alquanto pretestuoso sostenere che una presa di posizione dell'Associazione ItaliauRss sul « caso Sahkarov » e sul modo in cui sono trattati gli intellettuali sovietici minaccerebbe i rapporti economici e commerciali tra l'Italia e l'Unione[...]

[...]nto sotto il profilo culturale: come studio, cioè, delle condizioni nelle quali si verificano e possono svilupparsi i rapporti economici e commerciali, come raccolta di dati statistici e scientifici; ma non oltre. È alquanto pretestuoso sostenere che una presa di posizione dell'Associazione ItaliauRss sul « caso Sahkarov » e sul modo in cui sono trattati gli intellettuali sovietici minaccerebbe i rapporti economici e commerciali tra l'Italia e l'Unione Sovietica! Lasciamo che ognuno faccia il suo mestiere: i governi, la Fiat, la Montecatini si occupino di affari, l'Associazione ItaliauRs s si occupi della cultura e degli intellettuali.
Ma ho un'altra osservazione da fare alla dichiarazione di Bufalini. Ed è che una presa di posizione dell'Associazione ItaliauRss, in quanto tale, su ciò che concerne direttamente il suo campo di attività, che è quello della cultura, non potrebbe che giovare alla chiarezza, alla sincerità e alla lealtà di tali rapporti: i quali, al di fuori della chiarezza, della sincerità e della lealtà, non hanno, in definitiva, molt[...]

[...]sulla rivista « Realtà Sovietica », metteva in rilievo, sia pure con molto garbo diplomatico, le difficoltà che il dialogo aveva incontrato
NOTERELLE E SCHERMAGLIE 225
nel confronto tra gli studiosi italiani e quelli sovietici; e terminava con queste parole: « Il convegno ha rilevato la necessità e l'utilità di continuare un discorso comune necessariamente lungo e ha formulato l'auspicio che un nuovo incontro possa avvenire presto, stavolta in Unione Sovietica ». Ma non è privo di significato che quell'auspicio sia poi rimasto tale e che il dialogo e il confronto, sul tema dei diritti civili, non siano piú stati ripresi.
Ma per tornare adesso alla questione dell'appoggio che nella mia gestione della Segreteria Generale dell'Associazione ho sempre avuto dal PcI, vorrei ricordare in modo particolare l'episodio piú significativo. Avendo organizzato e guidato a Mosca una delegazione di cineasti italiani (critici, autori, attori) per un incontroconvegno con i cineasti sovietici, c'imbattemmo in una concezione ufficiale della cultura come veicolo privil[...]

[...]sia preparato ad accogliere, esaltando cosí il piú piatto conformismo e la negazione di qualunque esperimento e avanzamento delle forme espressive della cultura) non si dovesse, nei concerti, eseguire Bach, compositore certamente difficile per un pubblico non particolarmente preparato dal punto di vista musicale, e neppure Stravinskij, che del resto, in quegli anni, stava appena uscendo dall'ostracismo che per tanto tempo gli era stato votato in Unione Sovietica; e che quindi l'ideale sarebbe stato di limitarsi ad eseguire e trasmettere le canzonette, che sono certamente il genere musicale piú facilmente godibile da parte della generalità del pubblico, delle « masse », come molto si ama dire in Unione Sovietica. Al nostro ritorno in Italia, dopo che « l'Unità » aveva dato un resoconto molto ampio e dettagliato del vivacissimo dibattito che lo scontro tra le due concezioni della comunicazione culturale aveva provocato in quella occasione, ci trovavamo, in Italia, alla vigilia delle elezioni politiche generali, e il tema della libertà della cultura in URSS era già uno di quelli piú dibattuti nei nostri ambienti politici e culturali. Ebbene, in una conferenza alla stampa estera tenuta da Togliatti, il Segretario Generale del PcI, interrogato in proposito da un giornalista straniero, citò le tesi da me [...]

[...]piú dibattuti nei nostri ambienti politici e culturali. Ebbene, in una conferenza alla stampa estera tenuta da Togliatti, il Segretario Generale del PcI, interrogato in proposito da un giornalista straniero, citò le tesi da me sostenute (pur senza fare il mio nome, ma con un accenno inequivocabile alla mia persona) come quelle che in sostanza corrispondevano alle posizioni del PcI, in contrasto con quelle prevalenti negli ambienti ufficiali dell'Unione Sovietica. E sottolineo che si trattava e si tratta degli ambienti ufficiali: perché dopo il mio intervento polemico al convegno cinematografico di Mosca non furono pochi i cineasti e gli intellettuali sovietici che molto riservatamente vennero a congratularsi con me, dicendo che prese di posizione, come quella da me fatta, li aiutavano nella loro battaglia per la propria libertà di espressione.
All'amico e compagno Paolo Bufalini, cui mi legano vincoli di grande affetto, tengo comunque a esprimere il riconoscimento che egli, che è uno dei membri della Presidenza dell'Associazione Italiauxss in rappre[...]

[...] quanto mi aspettassi. E sono contento di avere provocato, con il mio gesto, che ha avuto cosí larga ripercussione, questa presa di posizione.
Due notazioni. La prima è che alla riunione del Consiglio di Presidenza non era presente Paolo Bufalini, che, pur condividendo le ragioni della mia protesta, aveva criticato le mie dimissioni e sostenuto che l'Associazione, come tale, non avrebbe dovuto esprimersi su fatti che riguardano la politica dell'Unione Sovietica, mentre tra i membri comunisti hanno partecipato alla riunione Giancarlo Pajetta, Renato Guttuso e Amerigo Terenzi, oltre al socialista Riccardo Lombardi, ai repubblicani Biasini e Mammí, al socialdemocratico Sullo, al liberale Bucalossi e agli indipendenti Argan e Zavattini (entrambi vicini, come è noto, al PcI). La seconda è che, da informazioni confidenziali, ho saputo che — paradossalmente — chi piú di tutti premeva perché il comunicato contenesse affermazioni recise di condanna delle ultime iniziative sovietiche in campo internazionale e interno, era proprio il comunista Pajetta, frenato[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Giuseppe Chiarante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]i Stalin viene da tali correnti considerata come una dolorosa, se pur forse inevitabile, fase di arresto e di deviazione rispetto alla linea e alla ideologia leninista: arresto e deviazione imposti dalle necessità di un paese arretrato, avente alle sue spalle secolari tradizioni storiche di tipo autocratico. Una simile tesi, ovviamente, conduce ad un atteggiamento di attesa: l'attesa che la fine dei pressanti condizionamenti storici permetta all'Unione Sovietica e al proletariato mondiale di riprendere costruttivamente il proprio discorso là dove esso si era interrotto, e cioè all'irrisolta opposizione fra la Seconda Internazionale e il leninismo.
La terza tesi, infine, che é stata sino agli ultimi tempi soste
nuta dai partiti e dagli uomini di cultura comunisti — giudica lo stalinismo nulla di più che un fedele sviluppo e una laboriosa continuazione della rivoluzione d'Ottobre, minacciata in tutto il trentennio staliniano dalla pressione internazionale della borghesia e dalle deviazioni di destra e di sinistra.
16 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
Il X[...]

[...]istinguo », eviti di rispondere singolarmente alle numerose e interessanti questioni che lei pone; e cerchi invece, per comodità di metodo, di ridurle (riferendomi soprattutto a quelle indicate al terzo, al quarto, al quinto e al sesto punto), a questi tre essenziali quesiti, così da tentare un giudizio d'assieme sullo stalinismo:
1) Lo stalinismo, nel suo complesso, rappresenta un momento essenziale e necessario della rivoluzione socialista in Unione Sovietica ?
2) La rivoluzione sovietica e lo stalinismo in particolare rappresentano una esperienza politica collegata in modo esclusivo alle condizioni di arretratezza della società russa ovvero costituiscono un decisivo passo avanti teorico e pratico per lo sviluppo 'del sistema mondiale?
3) Quale significato ha e quali problemi investe l'attuale tentativo di superamento degli schemi staliniani ?
I
L ormai generale, fra gli uomini di cultura di ogni parte politica, l'accordo nell'individuare le caratteristiche distintive dell'opera di Stalin: da un lato la tesi della possibilità di una compiuta e[...]

[...]on ogni mezzo, la costruzione e il consolidamento del sistema economico e politico, e quindi a battere l'opposizione di destra e di sinistra, ormai di fatto concorde nel frenare l'opera di edificazione. Ma c'è di piú: non si può infatti dimenticare l'affermazione, più volte fatta da Trotzki, della famosa « tesi Clemenceau », secondo la quale l'opposizione avrebbe atteso la guerra per rovesciare la macchina staliniana di potere. È pensabile che l'Unione Sovietica potesse avviarsi a subire l'aggressione capitalista minacciata al suo interno dalle forze dell'opposizione politica obiettivamente sovversiva ? Chi ha l'animo di sostenere che lo Stato sovietico avrebbe retto alle prime disfatte belliche, se non fosse stata con le tristi vicende dell'epurazione del '36 e del '38 del tutto eliminata l'opposizione interna ?
Troppi. dimenticano — a me pare — che senza il realismo e il coraggio con cui Stalin seppe affrontare scelte tanto drammatiche
28 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
e dolorose (scelte, anzi, contro le quali un primo moto d'orrore è quasi istintiv[...]

[...]ra di Stalin, si collega in linea immediata a una obiezione che potrebbe venire avanzata contro il ragionamento sin qui svolto e che in effetti nell'ultimo ventennio è stata a più riprese formulata da diverse correnti politiche e culturali,
e in particolare dalla socialdemocrazia di sinistra. Si può infatti obiettare: ammettiamo pure che l'opera di Stalin rappresenti la necessaria linea di sviluppo, nelle concrete condizioni in cui si trovava l'Unione Sovietica, della rivoluzione leninista del 1917. Ciò non toglie che essa rappresenti una via di edificazione del socialismo adeguata soltanto alla situazione di un paese arretrato quale era la Russia, e perciò di gran lunga inferiore alla via, gradualistica nei suoi metodi e rispettosa nella sua sostanza dei classici istituti dello Stato liberale, indicata già da tempo dall'interpretazione socialdemocratica del marxismo.
E chiaro qual è il corollario che discende da questa tesi: la rivoluzione sovietica non è in alcun modo un fatto di' valore mondiale
e perciò da essa ben poco ha da apprendere l'evol[...]

[...]vicende internazionali degli ultimi anni, una simile posizione é divenuta invece difficilmente sostenibile: e così oggi la socialdemocrazia di sinistra (si pensi, ad esempio, ad un Bevan o al gruppo francese di France Observateur) é stata portata ad assumere nei confronti dell'URSS un atteggiamento che appare, almeno in superficie, meno frettoloso e meglio criticamente fondato. Da parte di tale corrente, infatti, si tende ora a riconoscere che l'Unione Sovietica può svolgere, a determinate condizioni, un ruolo positivo sul piano internazionale, e che anche talune esperienze di politica economica interna possono essere vantaggiosamente utilizzate da parte di altri paesi; rimane però immutato il giudizio di fondo, e quindi l'affermazione della decisa inferiorità, dovuta all'estrema arretratezza delle condizioni di partenza del processo rivoluzionario, dello Stato stalinista rispetto all'assetto statuale proposto dalla socialdemocrazia più avanzata.
A dimostrare l'estrema debolezza di questa obiezione potrebbe anche esser sufficiente — mi pare — il ric[...]

[...]ferimento ai periodi precedenti. Il suo naturale pessimismo, le abitudini mentali e pratiche create da lunghi anni di potere, la difficoltà di innovare in profondità formulazioni culturali ormai da tanto tempo assimilate, sembrano infatti aver condotto Stalin, anche dopo il successo della rivoluzione cinese, a non riconoscere con sufficiente prontezza l'assoluta novità della situazione e quindi i nuovi compiti cui venivano a trovarsi di fronte l'Unione Sovietica e il movimento proletario internazionale. E' per questo che la politica di Stalin negli ultimi anni ha finito col trovarsi prigioniera, mi sembra, di una sorta di circolo vizioso: da un lato egli riteneva non fossero ancora maturate le condizioni per uno sviluppo rivoluzionario in Occidente, e ciò lo portava a sostenere la necessità di una rigida conservazione delle tradizionali posizioni teoriche e pratiche del movimento operaio; ma d'altra parte proprio questo atteggiamento chiusamente conservatore finiva col costituire il massimo ostacolo così ad uno sviluppo più disteso e dinamico della s[...]



da Roberto Guiducci, Pamphlet sul disgelo e sulla cultura di sinistra in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]ezzo di mondo é elemento insostituibile e indispensabile ad una visione del mondo. E per questo che non é piú possibile che la propria umanità venga portata su e giù per l'Europa nelle valigie diplomatiche. In questi ultimi dieci anni abbiamo tutti perfettamente capito che la politica internazionale non é che una parte di quella parte della politica che é la strategia. Quel che le é dovuto è in proporzione.
Un amico, che é stato recentemente in Unione Sovietica, fece una domanda di estrema acutezza ad un gruppo di giovani_ intellettuali :
PAMPHLET SUL DISGELO E SULLA CULTURA DI SINISTRA 99'
Voi credete ancora alle mete finali? Si crede in URSS al raggiungimento delle mete finali? ». Ci credevano, credevano ogni giorno ai loro sogni.
Anche noi crediamo ai nostri sogni, al raggiungimento della societa. socialista e, in essa, della libertà di pensiero, della democrazia diretta, della fine della burocrazia, dell'estinzione dello Stato, del suo tradursi in comportamento responsabile dei cittadini, del fare ciascuno secondo le proprie possibilità e del[...]

[...]o ai nostri sogni, al raggiungimento della societa. socialista e, in essa, della libertà di pensiero, della democrazia diretta, della fine della burocrazia, dell'estinzione dello Stato, del suo tradursi in comportamento responsabile dei cittadini, del fare ciascuno secondo le proprie possibilità e del ricevere secondo i propri bisogni, della liberazione dall'alienazione dell'uomo, della costruzione di rapporti umani liberi e organici.
E se nell'Unione Sovietica la previsione e le prospettive marxiste si fanno società, se la filosofia può realizzarsi, da noi, che dobbiamo attendere, Gramsci ha insegnato come ci si può anticipare uomini pur nell'alienazione, come si può essere Stato operaio in nuce, come si può, cominciare a vivere una vita nuova nella vecchia, una vita vera nella falsa.
.Per questo l'emancipazione della cultura da un politicismo limitativo é la condizione stessa del marxismo come pensiero vivente, come pratica liberatoria. E se un risultato c'è, non ovvio, a questi dieci, tristi. anni di cultura di sinistra in Italia, esso é proprio[...]

[...]ìl loro cocciuto rimanere in posto. Ed a questo punto si può dire che si era giunti quando il grosso fatto nuovo, il disgelo, venne a interrompere un ciclo chiuso e precipitante.
Ora si aprono nuove possibilità, ci si rende conto che nei caposaldi gli uomini erano davvero spossati da una così lunga attesa, presi da una. incredibile stanchezza.
Ci puó risollevare il disgelo? Il disgelo, occorre vedere, sono in realtà più disgeli. Un disgelo fra Unione Sovietica. e Stati Socialisti, uno fra Unione Sovietica e partiti comunisti occidentali, e un disgelo fra Unione Sovietica e America e relativo mondo occidentale.
Il disgelo diplomatico orienteoccidente comporta la diminuzione del pericolo atomico, l'attenuarsi del logorio economico reciproco, il gioca complesso della coesistenza di due sistemi di vita diversi e contrapposti. La delegazione agricola sovietica ha cominciato ad affondare la faccia nelle angurie americane, la delegazione americana si é permessa di dare alcuni consigli sui colcoz, che sono stati diligentemente pubblicati dalla Pravda.
Noi europei occidentali rimaniamo un po' staccati da queste calde
PAMPHLET SUL DISGELO E SULLA CULTURA DI SINISTRA[...]

[...]l silenzio della potenzialità francese, la disperata tranquillità della desolazione spagnola, la quiete greca, l'impossibiità del riscatto tedesco?
È difficile che non sia così. Non ci sono grandi probabilità che l'America sopporti la perdita dell'Europa, senza rovesciare nuovamente la direzione della sua politica. Ancora una volta siamo legati al ricatto della pace, della sopravvivenza biologica. Ma i rapporti di disgelo fra sinistra europea e Unione Sovietica hanno una prospettiva diversa, aprono una porta.
L'URSS non ha più, in certo senso, bisogno della sinistra europea in senso strategico. Ha solo bisogno di amicizie, e quanto più alto sarà il livello del partito amico, tanto piú alto potrà essere il suo prestigio. La richiesta di fedeltà quantitativa può spostarsi in richiesta di appoggio qualitativo. Ciò corrisponderebbe per la prima volta anche ai nostri interessi più diretti.
Ma non c'è da sperare in una libera corsa. Il limite delle nostre possibilità rimane: la pace americana conta sulla nostra immobilità.
Per questo rientrano nell'ide[...]



da Recensione di Marzio Marzaduri su Rosemarie Ziegler, Alcksej Kruchenych als Sprachkritiker, in «Wiener Slavischistes Jahrrbuch», Wien, Bohlau, 1978, pp. 286-310; Serena Vitale (a cura di), l'Avanguardia russa, Milano, Mondadori, 1979, pp CXVIII-345 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...] VITALE (a cura di), L'avanguardia russa, Milano, Mondadori, 1979, pp. cxvIII345.
Sino a qualche tempo addietro, bastava solo il nome di Krucënych, per provocare ilarità nei colleghi. Un'ilarità diffidente, a dire il vero, poiché l'interlocutore restava nel dubbio tu volessi giocargli una beffa, tanto gli pareva improbabile che qualcuno dedicasse il proprio tempo a questo farceur. E a nulla valeva assicurare, sconcertati dalla reazione — che in Unione Sovietica assumeva persino toni indignati —, che lo studio di Krucënych era necessario, per avere una immagine piú precisa dell'avanguardia futurista, nelle sue origini e nei suoi sviluppi. Nemmeno tale argomento, di un quadro storiografico che ricostruisca minuziosamente la trama degli eventi, argomento di solito accolto con grande rispetto nel nostro paese, neanche questo serviva a dare un briciolo di dignità all'opera di Krucënych.
E ora
bisognerebbe cominciare un capitolo su Krucënych
ma ho paura:
l'aristocrazia della stampa si metterà a strillare
Peccato,
bisognerebbe sapere chi era Kruënych[...]

[...]ni di Krucënych, al Dom pisatelej di Mosca, affermando che era ormai tempo di togliere Krucënych dal banco degli imputati, per dargli il posto che gli conveniva nella letteratura russa, e definendo i suoi testi dei « classici », addirittura.
La cultura accademica l'ha dunque afferrato, con la sua lingua cartacea, e dopo averlo masticato ben bene, ce lo ridarà trasformato in mille noterelle, articoli, saggi, volumi. I primi già appaiono anche in Unione Sovietica. Ma Krucënych si è rivelato coriaceo e poco commestibile. Cosí, lo si prende in piccole quantità, di solito con cibi piú appettibili: per ora, almeno.
Fra i lavori dedicati a Krucënych, apparsi negli ultimi anni, va segnalato l'articolo della studiosa viennese Rosemarie Ziegler. La Ziegler ha girato in lungo e in largo l'Unione Sovietica, rovistando archivi, raccogliendo testimonianze, ritrovando testi ritenuti persi ormai per sempre. Nessuno come lei oggi conosce cosí compiutamente l'opera di Krucënych.
Dal suo lavoro, appare come Krucënych abbia testardamente perseguito, prima ancora che il futurismo russo s'annunciasse e per tutta la sua vita, l'ideale di una comunicazione immediata e spontanea. Egli riteneva ci fosse una lingua naturale e profonda, schiacciata dall'altra, quella sociale e convenzionale. Tale lingua, che egli chiamò zaum', si manifesterebbe nei momenti in cui la ragione dorme, o almeno sonnecchia: nelle v[...]

[...]nel 1915, aveva invitato a lasciare « il sonaglio del buffone per la riga dell'architetto ». Ma tali tendenze sono presenti in tutta l'avanguardia europea! Breton è a fianco di Tzara, a Parigi nel 1920, ma ha già in mente che al nichilismo dadaista dovrà seguire un programma costruttivo.
La tendenza negativa raggiunse la sua acme a Zurigo e a Tiflis, negli anni della guerra; nel dopoguerra l'arte venne ovunque restaurata. Certo in Russia, ormai Unione Sovietica, tale restaurazione assunse forme specifiche. Ma la rivoluzione russa fu un fatto mondiale, che impose nuove condizioni d'esistenza all'avanguardia, ovunque. In un articolo del 1918, apparso sull'organo dei futuristi, Majakovskij fissò il programma futuro del gruppo in una « rivoluzione dello spirito », che avrebbe dovuto completare le altre rivoluzioni, quella politica e sociale. Un decennio piú tardi, Breton cercava ancora di mettere assieme Marx e Rimbaud, il « transformer le monde » con il « changer la vie ». Anch'egli cercava una « ricomposizione » delle due avanguardie, artistica e poli[...]

[...]se le proprie origini, per porsi al servizio del potere, qualcuno l'aveva detto già allora. Il dissenso ha trasformato questa accusa in uno sprezzante e definitivo giudizio di condanna per tutta l'avanguardia russa, complice del potere, traditrice della grande tradizione d'indipendenza e di libertà della « intelligencija » russa. Giudizio ingiusto e sommario, tuttavia...
Tuttavia il produttivismo, la forma specifica che l'avanguardia assunse in Unione Sovietica, ebbe le sue colpe, non piccole. La celebrazione del lavoro, il feticismo dell'oggetto, la mitologia del fatto nudo, l'etica dello specialista da una parte, e dall'altra la trasformazione dell'artista in un addetto alle forme, mentre i contenuti erano lasciati ai politici, tutto ciò rese certamente piú facile l'instaurarsi dell'ideologia staliniana dei piani quinquennali, che andò ben oltre queste idealizzazioni, ma che se ne serví, sia pure in forma mistificata.
Cosí, l'idea diffusa che il fallimento dell'avanguardia produttivista sia strettamente legato al fallimento del socialismo acquist[...]

[...]llimento del socialismo acquista maggior concretezza. L'utopia produttivista era pensata dai protagonisti all'interno di un sistema che s'avviava verso il socialismo, ma ben presto nella società sovietica comparvero meccanismi di sfruttamento non dissimili nella sostanza, da quelli delle società capitaliste. Proprio qui, le teorie dell'avanguardia positiva rivelarono la loro inadeguatezza, incapaci di cogliere quanto stava realmente avvenendo in Unione sovietica. Se parimenti inadeguate, anzi addirittura fuori tempo, sono le pratiche artistiche dell'avanguardia negativa, dagli zaumniki agli oberiuty, questi almeno non chiesero all'arte di divenire omogenea, quando non addirittura prona, al sistema sociale.
È stato detto che il volume della Vitale restituirebbe una immagine ormai accreditata dell'avanguardia russa, senza sostanziali elementi di novità. Ritengo, al contrario, che il suo merito sia proprio nel turbare tale immagine, sia nella parte antologica, dove sono riportati autori e testi mai apparsi in versione italiana, sia nell'ampio saggio ch[...]



da Franco Fortini, Cronache della vita breve in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]guarda la questione della genetica e degli esperimenti di Lysenko e della Lepescinskaja, coloro che accettano in modo puerile e dete riore il concetto di partiticità della scienza... hanno subito dichiarato la loro persuasione senza soffermarsi né sull'esame teorico della questione, né sulla natura e qualità degli esperimenti relativi, laddove è necessario discutere tutte queste cose con cognizioni di fatti e teorie, cos? come appunto avviene in Unione Sovietica. (È da notare a questo proposito che la nostra stampa ha inconsciamente favorito questo disguido poiché, affidata spesso la scelta delle traduzioni degli articoli scientifici a redattori incompetenti in materia, questi hanno scelto proprio quelli piú sensazionali, ma meno documentati) ».
Molière non avrebbe detto meglio. «Ah!! pour être dévot, je n'en suis pas moins homme... ». Le teorie di Lysenko paiono essere, oggi, assai criticate, in URSS; la sua posizione personale pare abbastanza scossa, se, sulla Pravda, uno studioso può accusarlo da far valere la propria autorità a sostegno di suoi [...]

[...]ifici — presupposti ideologici che la legano al mondo del capitalismo e della borghesia, alla sua decadenza, alle sue contraddizioni, e non può non venire oggi appoggiata dalle forze reazionarie di ogni tipo; mentre l'altra è conseguentemente e consapevolmente legata alla coscienza sociale, agli interessi e alle aspirazioni progressive di milioni...» e cosi giustificava í «radicali provvedimenti organizzativi» presi dalle autorità politiche dell'Unione Sovietica.
Non faccia fatica a supporre e a credere che, fra gli studiosi comunisti italiani e francesi, ve ne fossero di poco persuasi della validità metodologica e dei resultati scientifici del Lysenko; che, fra costoro, nel corso di questi anni, la discussione sia proseguita; che taluni fra costoro abbiano, parlando in persona propria, pubblicato testi scientifici ispirati piuttosto ai principi opposti. L'unità ideologica del partito comunista è assai minore della sua unità politica e, probabilmente, nessuna delle pubblicazioni ufficiose del comunismo italiano può arrogarsi il diritto di rappresent[...]

[...]a
150 FRANCA. FORTINI
esaltazione scrissero e pubblicarono, che le riserve ignorarono o tacquero? Non hanno costoro qualche responsabilità nel ridicolo che gli Moisi fanno oggi ricadere su gli intellettuali di sinistra? ». E quel colui non può fermarsi qui: e pensa, ormai tranquillamente, che il difetto sia nel manico, ossia nel sistema. Che non è solo quello, per lunghissimi anni protratto, di prendere come oro di cappella quanto si faccia in Unione Sovietica; che è volgare, seppur non sempre falsa, accusa degli anticomunisti; ma di non aver apprestato, nel corso di tutti questi anni, nulla che valesse ad evitare il rischio del ridicolo. Di non essersi posta, (dirò ora con quanta serietà è possibile) la domanda di quali debbano essere gli strumenti politici atti a garantire uno scambio fra la cultura sovietica e quella nostra o francese. Ché non mancano certo, in Francia e in Italia, insigni biologi comunisti i quali avrebbero pur potuto intervenire nel dibattito sovietico; non è vero?
E oggi si tenta, con povera abilità, di dirci che tutto ciò f[...]



da senza firma, Da Mosca ad Ankara [L'iniziativa diplomatica sovietica] in KBD-Periodici: Rinascita 1965 - 5 - 29 - numero 22

Brano: [...]; i motivi invocati sano stati 'diversi. Si è supposto che a Mosca fosse in corso una nuova programmazione dopo l'attività per qualche verso p'raigmatiea e tumultuosa di Krusciov; si è invocata 1a necessità di applicare l'attenzione innanzi tutto ai problemi interni limitandosi a bloccare nell'equilibrio esistente, col minimo di iniziative necessarie a evitare ,deterioramenti, la condizione internazionale dell'URSS; si è parlato dei dissensi fra Unione Sovietica e Gina come di un elemento preminente e insolabile dell'attività internazionale di Mosca e quindi come di un peso fremete che costringeva — più di quanto non inducesse.— i leaders sovietici ad Una pavesa diplamatica.
"Nön `ëi sembra davvero il' caso di procedere innanzi, per via di ipotesi, pa ricerca di possibili motivi da cui oltre tutto non si può escludere anche la naturale esigenza della nuova leadership a prendere conoscenza approfondita, suo piano tecnicodiplomatico, di tutti i dossiers pendenti — specie nel momento incui, la stasi, se di stasi si è trattato, è stata appena momentane[...]

[...]nte e abbastanza spettacolare ripresa del dialogo cori Parigi e del significato che ha avuto il lungo soggiorno del ministro ,degli Esteri sovietico nella capitale francese,quamto ,della più paziente e oscura 'attività che dalla visita del premier indiano Lalbahadin Shas#ri a Mosca ai colloqui d 'Gronuko ad Anka ra,'passando attraverso gli annunci del viaggio, nel corso del prossimo mese, dei Presidente Tito e del premier un gherese Kadar, nell'Unione Sovietica, investe in, maniera sistematica — dai margini, 'diremmo — sia i rapporti fra, Est e Ovest in alcune sensibili marche
di frontiera sia 1e relazioni all'interno del canapo socialista.
Se è indubbio cioè che le più °recenti scelle di Washington e la pretesa di Johnson a stabilire una specie di monopolio americano su tutta quella parte del mondo che in maniera tanto arbitraria i pi'anifi'catori del Pentagono e della Gasa Bianca suppongono sottoposta al buon volere statunitense, hanno « chiuso » molti canali attraverso i quali la distensione poteva espandersi — e l'a fase del tutto interlocutor[...]

[...]ove id vecchio schieramento dei blocchi è più fluidificato per aiutare, si potrebbe dire, la controparte a 'prendere atto ¡di una realtà presente a cui questa 'sembra essere tanto straordinariamente sorda. Eseinpliic~ando così anche agli occhi dell'altro grande interlocutore, all'interno del campo socialista, in quale maniera si potrebbe prefigurare quella cóesi'stenza pacifica a più voci negazione 'di ogni apeditivo « dialogo a ¡due » che per l'Unione sovietica e l'unico possibile asse di sviluppodella vita internazionale contemporanea.
Non a caso abibdamo portato i due punti di 'appoggio ch'e la più imm'e'diata attualità ci suggerisce, a confortane questo 'discorso: Lalbahadur Shastri a Mosca (dopo essere stato seccamente respinto 'da Washington, ,non lo "si dimentichi) e Gromiko ad Ankara sono gli scampoli ¡di un contesto in'ternazio.nal''e assolutamente nuovo che ia Unione Sovietica propone.



da Tibor Mende, Note sull'Iran in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]to di essere esatta quando i primi sputnik hanno incominciato a girare intorno alla terra. La formula aritmetica che l'ha sostituita era meno rassicurante: la potenza occidentale (soprattutto americana) di là dagli oceani, meno la distanza, e meno l'esercito angloindiano, non era più uguale alla potenza russa più la propaganda comunista alla frontiera.'
L'effetto immediato di questo cambiamento è stata una fase di esitazione. Lo Scià è stato in Unione Sovietica, e ne è ritornato impressionato. Ancora al principio di quest'anno, egli sentiva fortemente la tentazione di addivenire ad un accordo col suo colossale vicino. Poi, tutt'a un tratto, è intervenuto un nuovo cambiamento. La potenza occidentale (cioè americana) di là dagli oceani, meno la distanza e meno l'esercito angloindiano, ma piú i missili americani nell'Iran o nei dintorni, è tornata ad essere uguale, per un certo tempo, alla potenza russa più la propaganda comunista alla frontiera.
Quest'ultima formula aritmetica, naturalmente, non può essere che provvisoria. I missili americani possono[...]

[...]una forza popolare. Il partito Toudeh, che si é rifugiato nella clandestinità, e che si ritiene diretto dai comunisti, rappresenta un'incognita. La sicurezza, garantita dagli americani e dai quattrocento milioni di dollari del loro aiuto economico, tecnico e militare, non viene ripagata dagli iraniani con un amore molto maggiore di quello che veniva dedicato agli inglesi quando questi rappresentavano la principale influenza straniera. Quanto all'Unione Sovietica, per la quale gli iraniani non hanno mai avuto né simpatia né fiducia, essa ha adottato la politica del sorriso fino al giorno, ancor recente, in cui il patto di mutua difesa con gli Stati Uniti ha mutato tutte le prospettive.
Nel 1959, con un monarca riformatore sul trono, con un reddito
NOTE SULL'IRAN 159
sufficiente per finanziare un effettivo progresso, e con una situazione internazionale che tien lontana qualsiasi minaccia di invasione, l'Iran dovrebbe trovarsi in una situazione invidiabile agli occhi di qualsiasi paese sottosviluppato. Quel che gli rimane da fare, é di utilizzare il [...]

[...]egli stessi proprietari sui quali, attualmente, si fonda il potere dello Scià. Tra queste due classi si sta sviluppando una nuova piccola classe media colta, che chiede soltanto una cosa: che le venga data la possibilità di rendersi utile e di porsi al. servizio della riforma e della modernizzazione.
Operare una scelta, allargare la base del proprio sostegno, questo é il problema che si pone oggi davanti al giovane Scià.
E alle frontiere con l'Unione Sovietica che l'equilibrio di potenza mondiale cambia più rapidamente. Al medesimo tempo, quello stesso miscuglio che ha già mostrato in tutta l'Asia la propria forza esplosiva, un contadiname senza speranza ed una intelligentsia delusa e disoccupata, diventa ogni giorno più infiammabile.
Nel corso di una recente intervista, lo Scià chiedeva una quindicina di anni. Nel contesto attuale, nella situazione quale essa é all'interno del paese e alle sue frontiere, non é facile che lo Sciá disponga di un termine così lungo.
TIBOR MENDE



da Alberto Caracciolo, A proposito di controllo e democrazia operaia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...] del massimo accentramento politicoeconomico. Ma è chiaro come questo discorso confonda il fatto della direzione ra
A PROPOSITO DI CONTROLLO E DEMOCRAZIA OPERAIA 81
zionale e sociale dell'economia con una concezione antidemocratica del potere che non c'é né in Marx, né in Lenin, né in nessuna parte della letteratura marxista, neppure nelle interpretazioni della formula « dittatura del proletariato ». Persino Stalin, sotto la cui direzione nell'Unione Sovietica si é sbandato verso il centralismo burocratico, esaltava sul piano teorico il sistema in atto come massima espansione di democrazia diretta, egli economisti spiegava, in un famoso scritto, non doversi ricercare la caratteristica del socialismo nella pianificazione, che non ha di per sé alcun significato rivoluzionario. Come ci ammoniva Antonio Gramsci, potere socialista significa anzitutto valorizzazione di tutti gli istituti e le istanze di democrazia dal luogo della produzione al vertice dello Stato. E al limite, troppo dimenticata dai comunisti « ortodossi », sta precisamente la estinzione[...]

[...]accentrata pianificazione polacca e ungherese, sovietica e jugoslava, hanno ancor più richiamato negli ultimi anni l'attenzione sulle maniere in cui controllare la funzionalità del K piano » elaborato centralmente, allorché manchino i tradizionali contrappesi della domanda e dell'offerta. E da una critica a questi errori, precisamente, si è partiti in Jugoslavia per combinare il piano con le richieste periferiche degli organi di autogestione; in Unione Sovietica nell'estendere a consultazioni decentrate la determinazione dei piani pluriennali; in Cecoslovacchia, in Polonia, in Cina, più o meno timidamente resuscitano istituti di fabbrica o assemblee di produzione. Sul terreno più propriamente scientifico, a contrastare le tendenze per le quali il piano consentirebbe di superare arbitrariamente le leggi economiche, si è passati anzi a rivalutare, in questi stessi paesi, elementi della legge del valore regolatrice delle economie mercantili.
È questa nel suo insieme una grossa discussione, che le esperienze più recenti, con le loro luci e le loro ombre[...]

[...]tato », contra i regimi di apparato, aveva mostrato da qualche decennio una certa sensibilità a questo ordine di problemi. Un paese importante, come la Jugoslavia, ha successivamen
A PROPOSITO DI CONTROLLO E DEMOCRAZIA OPERAIA 83
te sviluppato sul proprio corpo una critica dello stesso genere, rivoluzionando il sistema di pianificazione, i poteri di gestione diretta, i modi di intervento politico della classe operaia. Le più recenti riforme in Unione Sovietica dimostrano se non altro che anche i successi di edificazione economica li registrati durante quarant'anni non eliminano un problema di metodo di pianificazione, di controlli, e in ultimaanalisi_di .democrazia economica e politica. Al quale a loro modo non sono neppure estranei, per altro verso, i paesi a direzione laburista ed altri, come l'India, nei quali si ricerca nel « piano » un rimedio all'arretratezza.
Il mondo attuale sembra di null'altro preoccupato, a prima vista, che di una corsa allo sviluppo economico, all'accrescimento tecnologico e di potenza. Se veramente di questo genere fo[...]



da Recensione di Alfonso Paolella su Roland Barthes, La chambre claire. Note sur la photographie, Cahiers du Cinéma, Paris, Gallimard-Seuil, 1980, pp.193 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...] VITALE (a cura di), L'avanguardia russa, Milano, Mondadori, 1979, pp. cxvIII345.
Sino a qualche tempo addietro, bastava solo il nome di Krucënych, per provocare ilarità nei colleghi. Un'ilarità diffidente, a dire il vero, poiché l'interlocutore restava nel dubbio tu volessi giocargli una beffa, tanto gli pareva improbabile che qualcuno dedicasse il proprio tempo a questo farceur. E a nulla valeva assicurare, sconcertati dalla reazione — che in Unione Sovietica assumeva persino toni indignati —, che lo studio di Krucënych era necessario, per avere una immagine piú precisa dell'avanguardia futurista, nelle sue origini e nei suoi sviluppi. Nemmeno tale argomento, di un quadro storiografico che ricostruisca minuziosamente la trama degli eventi, argomento di solito accolto con grande rispetto nel nostro paese, neanche questo serviva a dare un briciolo di dignità all'opera di Krucënych.
E ora
bisognerebbe cominciare un capitolo su Krucënych
ma ho paura:
l'aristocrazia della stampa si metterà a strillare
Peccato,
bisognerebbe sapere chi era Kruënych[...]

[...]ni di Krucënych, al Dom pisatelej di Mosca, affermando che era ormai tempo di togliere Krucënych dal banco degli imputati, per dargli il posto che gli conveniva nella letteratura russa, e definendo i suoi testi dei « classici », addirittura.
La cultura accademica l'ha dunque afferrato, con la sua lingua cartacea, e dopo averlo masticato ben bene, ce lo ridarà trasformato in mille noterelle, articoli, saggi, volumi. I primi già appaiono anche in Unione Sovietica. Ma Krucënych si è rivelato coriaceo e poco commestibile. Cosí, lo si prende in piccole quantità, di solito con cibi piú appettibili: per ora, almeno.
Fra i lavori dedicati a Krucënych, apparsi negli ultimi anni, va segnalato l'articolo della studiosa viennese Rosemarie Ziegler. La Ziegler ha girato in lungo e in largo l'Unione Sovietica, rovistando archivi, raccogliendo testimonianze, ritrovando testi ritenuti persi ormai per sempre. Nessuno come lei oggi conosce cosí compiutamente l'opera di Krucënych.
Dal suo lavoro, appare come Krucënych abbia testardamente perseguito, prima ancora che il futurismo russo s'annunciasse e per tutta la sua vita, l'ideale di una comunicazione immediata e spontanea. Egli riteneva ci fosse una lingua naturale e profonda, schiacciata dall'altra, quella sociale e convenzionale. Tale lingua, che egli chiamò zaum', si manifesterebbe nei momenti in cui la ragione dorme, o almeno sonnecchia: nelle v[...]



da Enrica Pischel, Considerazioni sulla nuova fase della politica asiatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]a politica estera si inserisce, che oggi é tale da dare al neutralismo asiatico un peso assai minore di quello che aveva ad esempio nel 1953 o nel 1954, quando l'area di maggior frizione internazionale era in Asia e quando la funzione dei neutrali era necessaria per mantenere tra le varie potenze quel minimo di dialogo che permettesse di evitare la trasformazione della guerra fredda in guerra generale. Oggi un contatto diretto tra Stati Uniti ed Unione Sovietica é possibile anche senza intermediari e se può sussistere una notevole funzione per posizioni di tipo neutralista, il problema non é più quello di potenziare il neutralismo asiatico (che é un fatto ormai acquisito, almeno nella zona più vitale dell'Asia sudorientale), bensì di gettare le basi per una fascia neutrale in Europa o comunque di creare soluzioni di tipo nuovo nelle aree dove i due blocchi sono a contatto o dove esistono particolari ragioni di tensione. Ciò non implica un giudizio negativo per il neutralismo asiatico, né come fenomeno storico (essenziale nell'aver determinato l'attua[...]

[...]a) dell'"aiüto dei paesi comunisti all'Asia sudorientale, non appare quindi risolubile per chi assuma come necessaria la difesa —senza limiti di tempo dei « mercati » dell'Asia quale area di prevalente influenza economica dei paesi capitalistici e per chi consideri preminente il compito di bloccare le trasformazioni economiche d ell'Asia verso forme di più o meno sostanziale socialismo. Se gli Stati Uniti si asterranno dal dare il loro aiuto, l'Unione Sovietica e la Cina avranno vinto per mancanza di avversari la gara per la « competizione pacifica nello sviluppo dei paesi arretrati », se invece gli Stati Uniti daranno il loro aiuto essi favoriranno di fatto il processo di indipendenza economica dei paesi asiatici. L'altra soluzione, quella cioè di dare bensì l'aiuto ma di condizionarlo a legami politici ed economici è stata ed é tuttora tentata dagli Stati Uniti in alcuni paesi a loro vincolati da alleanze militari,
34 ENRICA PISCHEL
ma i risultati economici sono stati tali da escludere, come si é accenato sopra, questi paesi stessi dal reale mov[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Unione Sovietica, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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